Astarto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO SECONDO
 
 Luogo solitario, dietro al palazzo reale e vicino alla casa di Fenicio, ingombrato da palme.
 
 SCENA PRIMA
 
 FENICIO, GERONZIO e seguito di congiurati
 
 FENICIO
 Amici, Astarto vive, Astarto, il figlio
 di chi già sopra noi, sopra di Tiro
 tenne scettro ed impero.
580Voi lo sapete. Il regnator suo padre
 dal tiranno Sicheo cadde tradito.
 Il diadema rapito
 passò ad Elisa in su la fronte, Elisa,
 le cui vene riempie
585del fellone uccisore il sangue iniquo.
 Fora empietà, non che viltà, sul trono
 soffrirla ancor. Per noi si renda, o fidi,
 al legittimo re la sua corona.
 Questa notte il grand’atto
590dee maturar. Si chiede
 alla vostra virtù coraggio e fede.
 GERONZIO
 Fede e coraggio avrem, Fenicio. Avremo
 braccio a punir dell’altrui fallo Elisa,
 zelo a ripor sopra il suo trono Astarto.
595Ma questo Astarto, questo illustre erede
 dov’è? Perché si asconde all’amor nostro?
 FENICIO
 Pria compiscasi l’opra e poi si sveli.
 GERONZIO
 Offendi col tacer la nostra fede.
 FENICIO
 Non si teme di voi ma della sorte.
 GERONZIO
600Se sicura è l’impresa, invan si teme.
 FENICIO
 Lo scoprirlo che giova innanzi al tempo?
 GERONZIO
 Chi ci assicura poi che non sia frode?
 FENICIO
 Giove, ch’è qui presente, e il ciel che m’ode. (Ristringendosi i rami delle palme, danno luogo alla vista di una grand’ara con la statua di Giove fulminatore e quelle d’altre deità)
 
    Giuro a te, sommo tonante,
605e a voi, menti eterne e dive,
 vive Astarto, Astarto vive,
 a noi duce, a noi regnante;
 
    io farò che in trono assiso
 leggi a Tiro ei dar si scerna,
610vendicata che sia l’ombra paterna.
 
 GERONZIO
 Compagni, armisi il braccio
 del punitore acciar. L’ara si cinga;
 e per mia bocca oda chi tutto intende,
 impegno al zelo e sprone all’ardimento,
615anche del vostro core il giuramento. (Si accosta all’ara, snudando la spada e facendo lo stesso gli altri congiurati)
 
    Torni Astarto, il degno erede,
 torni al soglio e cada l’empio.
 Giuro a questo eterno scempio,
 a quel giuro eterna fede.
 
620   Scenda, Giove, a incenerirmi
 il tuo fulmine tremendo,
 se manco all’opra e il giuramento offendo.
 
 FENICIO
 Andiamo, amici. A’ numi
 già salì ’l voto e solo manca al colpo
625il momento opportuno. Infin ch’ei giunga,
 v’offro ne’ tetti miei fido soggiorno;
 e tu in breve qui attendi ’l mio ritorno.
 
 SCENA II
 
 CLEARCO e GERONZIO
 
 CLEARCO
 Amico, in onta ancora
 dell’invidia e dell’odio,
630eccomi fuor di ceppi e più che mai
 formidabile oggetto a’ miei nimici.
 GERONZIO
 Vieni e unisci, signor, l’invitto brando
 alla comun vendetta.
 Già nell’ombre vicine
635aprir dessi il teatro
 dell’eccidio di Elisa.
 CLEARCO
 Dell’eccidio di Elisa?
 GERONZIO
 Al figlio di Fenicio...
 (Oimè, per troppo zelo ove trascorsi!)
 CLEARCO
640Più non giova il tacer. Tutti mi svela
 dell’infame congiura
 i complici, l’autor, l’ordine, i mezzi.
 GERONZIO
 Tu troppo udisti; io troppo dissi. Invano
 cerchi di più.
 CLEARCO
                            Rispetta in me chi ancora
645tuo giudice esser puote e tuo sovrano.
 GERONZIO
 L’imprudenza del labbro
 la costanza dell’alma emendi e taccia.
 CLEARCO
 Perfido, tu morrai.
 GERONZIO
                                     D’incauto errore
 sarà pena la morte al nobil core.
 CLEARCO
650Non l’aspettar con gloria
 da questo acciar. Sotto la scure infame
 verrà ma preceduta
 da’ tormenti più orribili e spietati.
 Ad Elisa già corro. Ella in udirlo
655punisca il tuo delitto,
 prevenga il suo periglio.
 Tremane, o traditor.
 
 SCENA III
 
 FENICIO e i suddetti
 
 FENICIO
                                        Fermati, o figlio.
 CLEARCO
 Padre.
 GERONZIO
                (Oh sciagura!)
 FENICIO
                                             Vanne,
 vanne ad Elisa e tutta
660della fatal congiura apri la scena.
 Per te sangue civile e sangue amico
 corran le vie di Tiro;
 e per te sotto il ferro
 del carnefice vil gemano tronche
665le comuni speranze e i giusti voti
 de’ mariti, de’ padri e de’ nipoti.
 CLEARCO
 Ad ogni costo, amato padre, Elisa
 serbisi e regni.
 FENICIO
                               E con l’arcano accresci
 merito alla tua fé, grido al tuo zelo.
670Vanne; ma prima intendi
 qual capo scellerato
 concepì l’empie trame e qual le mosse.
 CLEARCO
 Sì, me lo addita. Ov’è l’iniquo? L’empio
 qual è? Con la sua pena
675lascia ch’io rassicuri
 ad Elisa la vita, a me il suo trono.
 FENICIO
 Riconoscilo e trema. Io quello sono.
 CLEARCO
 Tu, genitore?
 FENICIO
                            Io quello,
 io quel son che, per zelo
680di vendicare il mio buon re trafitto,
 dell’empia usurpatrice armo in rovina
 il popolo e il Senato. Io quel che all’ire
 del tiranno Sicheo
 tolsi in Astarto il regal figlio e il solo
685della tiria corona illustre erede.
 Or va’, scopri l’arcano.
 Perdi ’l tuo re, perdi gli amici, perdi
 del cittadino sangue il miglior fiore.
 Che più? Vattene e perdi ’l genitore.
 CLEARCO
690Ma se non parlo, la regina io perdo.
 GERONZIO
 E un vano amor...
 FENICIO
                                   Taci, Geronzio, e lascia
 che vengano in quel seno
 a più stretto cimento
 la natura, l’amore e la ragione.
695E tu resta a te stesso e segui ’l giusto.
 Se il dover ti consiglia, è tuo re Astarto;
 se l’amor ti fa forza, io ti son padre.
 Già conviene ch’Elisa
 o rovini o mi opprima.
700Addio. Prova sarà del tuo consiglio
 s’abbia in te più poter l’amante o il figlio.
 
 SCENA IV
 
 CLEARCO e poi ELISA
 
 CLEARCO
 Fronda a due venti esposta, onda a due nembi
 di te, misero core,
 è meno combattuta, è men percossa.
705La natura, l’amore
 ti tragge, ti rispinge. Ove salvarti,
 ove perir risolvi?
 Che fai? Su, fra due mali
 temasi ’l più vicin. Dal rio periglio
710l’amante or salvi Elisa;
 al padre poi sarà difesa il figlio.
 ELISA
 (Qui l’empio).
 CLEARCO
                              Mia regina, omai le tede
 son de’ nostri imenei...
 ELISA
                                             Perfido, ancora
 ti presenti a’ miei lumi e la mia tenti
715offesa sofferenza?
 CLEARCO
 Qual novo error?...
 ELISA
                                     Degl’imenei sien tosto
 spente le tede; o solo
 diventino per te lugubri faci.
 CLEARCO
 Per me!
 ELISA
                  Sì, traditor. Vattene e taci.
 CLEARCO
720Andrò ma...
 ELISA
                         Ma per sempre
 lontan da gli occhi miei, lontan da queste,
 troppo da’ tuoi malefici respiri,
 aure contaminate.
 CLEARCO
 Sol pria concedi al labbro...
 ELISA
725A bastanza quel labbro
 falso, spergiuro ed infedel mi fu.
 Vattene, iniquo, e non parlarmi più.
 CLEARCO
 (Cieli!) Il silenzio mio saria tuo rischio.
 Regina, ascolta.
 ELISA
                               No, più non avrai
730il piacer d’ingannarmi. Ah troppo ancora
 m’hanno sedotto i tuoi perversi accenti.
 CLEARCO
 (Misero cor!) Parlarti
 non vo’ per mia discolpa.
 ELISA
                                                E qual discolpa
 finger potresti, ove convinto sei
735dal testimon delle mie luci istesse?
 CLEARCO
 Vuol la salvezza tua...
 ELISA
                                         Vuol che lontano
 da questo ciel tu vada e dal mio core.
 Il peggior de’ nimici è il traditore.
 CLEARCO
 (Oh dei! Chi udì giammai sciagura eguale?)
740Se parto...
 ELISA
                      È mio riposo.
 CLEARCO
 Se taccio...
 ELISA
                       È mio comando.
 CLEARCO
 Ora il disubbidirti è per me fede.
 ELISA
 E l’ascoltarti, iniquo, è per me pena.
 CLEARCO
 Che far deggio?
 ELISA
                                Ancor tardi?
745Ubbidisci.
 CLEARCO
                       E vuoi tu?...
 ELISA
 Sì, che tu parta e non parlarmi più.
 CLEARCO
 
    Perché, labbro amato,
 perché sì spietato
 a un’alma fedel?
 
750   Tacerò per ubbidirti;
 ma un dì ancor potrai pentirti
 di un comando sì crudel.
 
 SCENA V
 
 ELISA
 
 ELISA
 Oh d’invidia e di amor figlia perversa,
 gelosia dispietata! E qual nel seno
755guerra crudel mi movi
 e di gelo e d’incendio e di veleno?
 Ah, se pace a me neghi,
 non goda la rival. Perda Sidonia
 la speranza del ben che a me s’invola.
760Negli occhi di Clearco
 ella non vegga più la mia sciagura;
 ei più non miri in lei
 l’altrui fasto, il suo inganno, i torti miei.
 
    Peno amando e un rio sospetto
765in amor languir mi fa.
 
    Ma se pena in me l’affetto,
 quel di un empio non godrà.
 
 Stanze di Sidonia illuminate.
 
 SCENA VI
 
 SIDONIA ed AGENORE
 
 AGENORE
 Eh, di Clearco è troppo amante Elisa.
 SIDONIA
 Altro è la gelosia,
770altro la maestà. Sinché rubello
 fu creduto Clearco,
 amor, che il difendea, lo fe’ innocente;
 or che offeso è l’amore,
 più non ha chi l’assolva
775dallo sdegno di Elisa;
 e s’ella il lascia reo, suo re tu sei.
 AGENORE
 Senta il cielo i miei voti.
 SIDONIA
                                               (E senta i miei).
 
 SCENA VII
 
 CLEARCO e i suddetti
 
 CLEARCO
 Sidonia, a te mi tragge
 l’odio di Elisa. Essa infedel mi crede
780e col suo core i doni suoi mi toglie.
 SIDONIA
 (L’arte giovò). (Ad Agenore) De’ tuoi disastri ho pena. (A Clearco)
 CLEARCO
 Soffro i miei con costanza
 ma quei di Elisa orror mi fanno.
 SIDONIA
                                                             E quali?
 CLEARCO
 Trame, e trame mortali.
 AGENORE
785E taci alla sovrana il suo periglio?
 CLEARCO
 L’espormi al real ciglio è suo divieto.
 SIDONIA
 Ecco dell’opra il frutto.
 AGENORE
                                            (Io già son lieto).
 CLEARCO
 Vanne, o Sidonia, e in nome
 del misero Clearco,
790ch’ella chiama sleale, ingrato, infido,
 dille che si minaccia in questa notte
 la sua grandezza e il viver suo, che d’armi
 e in un di foco empier dovrà la reggia
 il furor congiurato,
795che di Astarto... Non più, l’indugio è colpa
 in chi vuol salva Elisa.
 Vanne e il mio amor dall’opra mia ravvisa.
 
 SCENA VIII
 
 ELISA e i suddetti
 
 ELISA
 (Odi ’l perfido cor).
 SIDONIA
                                       Parto.
 ELISA
                                                     Trattienti. (A Sidonia)
 Sugli occhi miei? (A Clearco)
 CLEARCO
                                    Qui amor mi trasse.
 ELISA
                                                                           Ingrato!
 CLEARCO
800E la mia fede...
 ELISA
                               Parti.
 AGENORE
 No, regina, ei rimanga; e qui palesi
 la congiura ben nota al suo rimorso.
 ELISA
 Ingrato e traditore?
 SIDONIA
 A che taci? Su, dille,
805dille che si minaccia in questa notte
 la sua grandezza e il viver suo.
 CLEARCO
                                                         Lo dico.
 ELISA
 (Ciel, che ascolto!)
 SIDONIA
                                     Che d’armi
 e in un di foco empier dovrà la reggia
 il furor congiurato.
 CLEARCO
                                     Il dico e il dissi.
 ELISA
810(Scellerato ardimento!)
 SIDONIA
 (Il sospetto di lei fa il mio contento).
 Che si serve ad Astarto
 col suo cader, con la sua morte.
 CLEARCO
                                                          Il dico.
 AGENORE
 Ma dille ancor che del misfatto enorme
815sei complice e ministro e che in Clearco
 conosce Elisa il suo maggior nimico.
 ELISA
 Dillo. (Ma nol vorrei).
 CLEARCO
                                           Questo nol dico.
 ELISA
 Ah, lo dice il tuo volto e, più del volto,
 il perfido tuo core a me lo dice.
 CLEARCO
820Io, mia...
 ELISA
                    Che mia? Non più.
 CLEARCO
                                                         (Sono infelice).
 SIDONIA
 (Ho pietà del suo duolo e pur mi giova).
 AGENORE
 Scopra l’autor. (Ad Elisa)
 ELISA
                               L’autor esponi.
 CLEARCO
                                                             (Io il padre?)
 Perdona. Egli m’è ignoto.
 ELISA
 Ignoto? Quel tu sei, se nol confessi.
 SIDONIA
825È di Elisa nimico
 chi tutto a lei non scopre il suo periglio.
 CLEARCO
 (In me pena l’amante e pena il figlio).
 
 SCENA IX
 
 NINO con guardie e i suddetti
 
 NINO
 Regina, empie ed inonda il ferro e il foco
 la reggia mal difesa. Ivi i nimici
830plaudon di Astarto al nome;
 e rea di tirannia, si cerca Elisa.
 CLEARCO
 Corro alle tue vendette.
 ELISA
 Resta. Chi del tumulto è legge e guida?
 NINO
 Il padre di Clearco.
 ELISA
835L’autor ti è ignoto ed è Fenicio? Or veggo
 del tuo silenzio e le ragioni e l’arti.
 CLEARCO
 Come! Sol per salvarti...
 ELISA
 Ammutisci.
 SIDONIA
                         (Pavento).
 AGENORE
 Temo per la tua vita. (Ad Elisa)
 NINO
840Resti qui custodita.
 CLEARCO
 E dall’onte la salvi ’l mio valore.
 NINO
 Non si affidan regine a un traditore.
 CLEARCO
 Io traditor? (A Nino) Permetti (Ad Elisa)
 ch’io vada contra il padre e che il mio ferro
845provi contro di lui la gloria mia.
 AGENORE
 Finge zelo di gloria e cerca scampo. (Ad Elisa)
 SIDONIA
 (Fra la tema e l’amor, gelo ed avvampo).
 ELISA
 Tant’empio non ti voglio.
 Per Fenicio qui resta. Io molto deggio,
850Agenore, al tuo zelo. Uguale al merto
 mercede avrai.
 CLEARCO
                               (Destin!)
 ELISA
                                                   Sì, avrà mercede. (A Clearco)
 Per chi serba ad Elisa e vita e regno,
 è poco un trono.
 CLEARCO
                                (Ciel!)
 ELISA
                                               Sì, un trono è poco.
 SIDONIA
 (Il suo stesso dolor serve al mio foco).
 ELISA
855Vanne a Fenicio. Il contumace intenda (Ad Agenore, guardando spesso Clearco)
 ch’è in mio poter Clearco, io fuor di rischio.
 Cadano a lui di man l’armi superbe
 o di Clearco... (oh dio!) in quest’ora, in questa
 di Clearco al mio piè cada la testa.
 AGENORE
860Servo al cenno real.
 ELISA
                                      (Pena più fiera
 abbia da gelosia). Va’, servi e spera.
 AGENORE
 
    Basta la speme che voi mi date,
 perch’io vi serva, begli occhi arcieri.
 
    E di servirvi, labbra adorate,
865l’onor mi basta per far ch’io speri.
 
 SCENA X
 
 ELISA, CLEARCO, SIDONIA, NINO
 
 ELISA
 Giura adesso che Astarto è nome ignoto
 e ziffre della frode i fogli suoi.
 CLEARCO
 Che dir poss’io, se reo mi fan gli dei?
 ELISA
 Menti. Un ingrato, un traditor tu sei.
 NINO
870Di certa reità scusa non s’ode. (Ad Elisa)
 ELISA
 Guardie, a voi lo consegno.
 SIDONIA
 E delle pene sue fia la più giusta
 ch’ei perda i doni tuoi.
 CLEARCO
 Tu pur contra Clearco.
 SIDONIA
875Condanno il tradimento.
 CLEARCO
 Come! A te qui non venni?... (A Sidonia)
 ELISA
                                                        E questa è colpa.
 CLEARCO
 Le congiure non dissi?... (A Sidonia)
 ELISA
 Per serbar chi ti piacque.
 CLEARCO
 Non ti parlai?... (A Sidonia)
 ELISA
                                 Lo so, di amor, di fede.
 SIDONIA
880(Nel suo furor la gelosia si vede).
 NINO
 Se il soffri, il fai più audace.
 ELISA
 Di mia bontà mi pento. Al letto, al trono,
 senti, sleal, sceglier saprò ben io
 altro sposo, altro re.
 SIDONIA
                                       (Clearco è mio).
 CLEARCO
885Regina... (Elisa non ascolta Clearco) Il ciel m’ascolti. Io son tradito.
 Agenore, Sidonia, Nino, il padre,
 tutti son mie sciagure e sembran tutti
 miei falli e accuse mie. L’unico errore
 di quest’alma fedele
890è che tu la condanni. E pur Clearco
 di sì enorme viltà reo non si sente;
 e il suo povero cor supplice chiede
 di poter dire al tuo ch’egli è innocente.
 ELISA
 Ingannarmi potrei? (A Nino e Sidonia)
 NINO
895Sedotto è il tuo rigor dalla clemenza.
 SIDONIA
 E questa è cieca, ove la regga amore.
 ELISA
 Vattene. Ingrato sei. Sei traditore.
 CLEARCO
 
    Se vuoi che in pace io mora,
 non dirmi traditor,
900non dirmi ingrato.
 
    Misero dimmi; e allora
 perdono al tuo rigor;
 e sol del mio dolor
 incolpo il fato.
 
 SCENA XI
 
 ELISA, SIDONIA e NINO
 
 ELISA
905Due delitti ha Clearco. Egli di Elisa
 la vita insidiò, tradì l’amore.
 Sidonia, intendi?
 SIDONIA
                                   Intendo.
 ELISA
 Non abbia in te rival la tua regina.
 SIDONIA
 lo gradirei di un traditor l’affetto?
 NINO
910Per la fé di Sidonia offro la mia.
 Essa a me la giurò.
 SIDONIA
                                     (La gelosia
 a lei si tolga). E a Nino anch’io la giuro.
 ELISA
 Ami dunque Sidonia? (A Nino)
 NINO
 È l’amor mio quel volto, è la mia spene.
 ELISA
915E tu l’ami del pari? (A Sidonia)
 SIDONIA
 Nino è la gloria mia; Nino è il mio bene.
 ELISA
 (Cessa il timor). Tal fede? (A Nino e Sidonia)
 SIDONIA e NINO
 S’io fossi men fedele,
 a lui                 spergiura
             sarei                       e a me crudele.
 a lei                 spergiuro
 ELISA
920Amatevi e sperate. Il vostro amore
 piace ad Elisa. Essa il farà contento.
 SIDONIA
 Nel tuo favore il mio piacer già sento.
 NINO
 Alma, in amor di più bramar non puoi.
 ELISA
 Ah, potessi esser lieta al par di voi!
 
925   Va’, che sei ben fortunata;
 tu l’adori ed egli t’ama;
 ei ti brama e sei fedele.
 
    Io tradita e disprezzata
 offro il regno ad un indegno,
930dono il core a un traditore,
 son pietosa a chi è crudele.
 
 SCENA XII
 
 SIDONIA e NINO
 
 NINO
 Mia bella, eccoci in porto...
 SIDONIA
 Pria che tu segua, ascolta. Alla tua fede
 chieder deggio un favore. A me lo giura.
 NINO
935A Sidonia lo giuro.
 SIDONIA
 Maggior legame io voglio.
 NINO
 Lo giuro alla mia speme ed al tuo amore.
 SIDONIA
 Ancor non basta, o Nino.
 NINO
 E quando ei non si offenda, anche al mio onore.
 SIDONIA
940Or ti credo. Prometti.
 NINO
                                          Io lo prometto.
 SIDONIA
 In ogni evento?
 NINO
                                Egual mia fede avrai.
 SIDONIA
 Ma se avverrà che manchi?
 NINO
 Come tuo traditor, tu mi odierai.
 SIDONIA
 L’impegno accetto. Or segui.
 NINO
945Ed or lascia ch’io stampi
 su quella man ch’è mia...
 SIDONIA
                                                Nino, più saggio.
 NINO
 Al tuo sposo così?
 SIDONIA
                                   Sposo? Vaneggi.
 NINO
 Ma tu non promettesti
 a me fede ed amor?
 SIDONIA
                                       Mal m’intendesti.
950Nino, talor della beltà sul labbro
 la cortesia ragiona e pare affetto.
 Un’amica pietà genio si crede.
 Parla l’ingegno e par che parli ’l core.
 Politica risponde e sembra amore.
 NINO
955(Cieli!) Presente Elisa,
 non ti dicesti unita a’ voti miei?
 SIDONIA
 E s’ella or fosse qui, tal mi direi.
 NINO
 Onde quest’arte, oh dio!
 SIDONIA
 Il tacer è il favor... Sarai costante?
960Odi. Sidonia è d’altro volto amante.
 NINO
 Ad Elisa, o spergiura...
 SIDONIA
 Ferma. Il silenzio è del tuo onore un voto.
 NINO
 Speranze sì fallaci?...
 SIDONIA
 Promettesti ’l favor. Lo voglio e taci.
 NINO
965Perché ascoltarmi amante?
 SIDONIA
 Poss’io vietar che m’ami
 chi amar mi vuol? Gloria del sesso è questa.
 NINO
 D’infedeltà ti vanti e ti compiaci?
 SIDONIA
 Promettesti ’l favor. Lo voglio e taci.
 NINO
970Ch’io taccia?
 SIDONIA
                           Lo giurasti.
 NINO
 Tradirò col silenzio il mio dolore?
 SIDONIA
 Se parli, t’odierò qual traditore.
 NINO
 (Legge crudel!) Dimmi chi adori almeno.
 SIDONIA
 Mal si cerca il rival, quando egli è caro.
 NINO
975Tutto il mio mal si sappia.
 SIDONIA
 Vedi quanto ti stimo. Io t’apro il varco
 al più chiuso del core. Egli è Clearco.
 NINO
 (Stima funesta!) Un traditor ti piace?
 SIDONIA
 Mi piace e il suo piacermi è sua discolpa.
 NINO
980Ami la fellonia?
 SIDONIA
 Il condannar chi adoro è scortesia.
 NINO
 Ma l’amore di un vil viltà non chiami?
 SIDONIA
 Per far ch’ei non sia vil, basta ch’io l’ami.
 
    Non è poco
985che il mio amore io scopra a te.
 Tu sei solo quel che sa
 il mio core ed il mio foco.
 
    Il fidarsi all’altrui fé
 così presto non si fa.
990Credi a me,
 è un favor che non è poco.
 
 SCENA XIII
 
 NINO
 
 NINO
 Io son perduto. Un gran favor si chiama
 il dir ch’io mi disperi.
 E disperar convien. Beltà, che vanta
995all’amante altro amore,
 altre piaghe, altre fiamme, altri legami,
 vuol dir ch’ei più non viva o più non ami.
 
    Era meglio disperarmi,
 bella ingrata, che lasciarmi
1000una speme ch’or m’inganna.
 
    S’io sapeva i mali miei,
 non direi che ingrata sei
 né saprei che sei tiranna.
 
 Reggia incendiata.
 
 SCENA XIV
 
 FENICIO con seguito e poi AGENORE con guardie
 
 FENICIO
 Costanza, amici. A’ giusti voti arride
1005propizio il cielo. Arda la reggia e seco
 si perda Elisa. Al funeral di un’empia
 rogo minore o men crudel non dessi.
 Abbattete, atterrate.
 Parte di voi porti l’eccidio altrove;
1010parte mi segua. Andiamo.
 Astarto regni e il regno ei deggia a noi.
 La grand’opra si adempia. Io son con voi.
 AGENORE
 Fermati.
 FENICIO
                    Elisa mora.
 AGENORE
 Scellerato è il desio.
 FENICIO
                                       Virtù lo move.
 AGENORE
1015Contumace è l’ardir.
 FENICIO
                                        Giustizia il regge.
 AGENORE
 Qual virtù? Qual giustizia? Elisa è salva.
 FENICIO
 Chi può torla al mio sdegno?
  AGENORE
 Su dunque, ardito porta il foco e il ferro
 fin sugli occhi di Elisa. Ivi vedrai
1020fra catene Clearco. (Geronzio ascolta in disparte)
 FENICIO
                                      Oh cieli! Il figlio?
 AGENORE
 Aspetta il suo destin. La legge è questa;
 vuol Elisa il tuo brando o la sua testa.
 
 SCENA XV
 
 GERONZIO con soldati e i suddetti
 
 GERONZIO
 (Fenicio qui si salvi).
 AGENORE
 Geronzio, a tempo...
 FENICIO
                                        Amico...
 GERONZIO
1025Chi è traditor di Elisa ha l’odio mio.
 Cedi quel ferro e prigionier mi segui
 a’ lacci. (Col tradirlo io l’assicuro).
 FENICIO
 Perfido amico e cavalier spergiuro!
 AGENORE
 Cedi alla tua regina.
 FENICIO
1030Ho in Astarto il mio re.
 AGENORE
                                             Questi or difenda
 il capo di Clearco. Infame acciaro,
 se più tardi, il recide.
 FENICIO
 Barbare stelle!
 AGENORE
                              E il tuo furor l’uccide. (Mostra di partire)
 FENICIO
 Ferma.
 AGENORE
                 Pensa, o fellon, che padre sei.
 FENICIO
1035Se più fossi costante, empio sarei.
 Cedo all’amor, non alla tema. Andiamo.
 Sappia Elisa che ha vinto
 il padre, non l’eroe.
 Essa un fido vassallo in me condanna;
1040ed io detesto in lei la mia tiranna.
 GERONZIO
 A chi ti dee punir, tanto nimico?
 FENICIO
 Spergiuro cavalier! Perfido amico!
 
    Empio destin, m’invola
 amici e libertà;
1045virtù mi resterà di te più forte.
 
    Col valor di questa sola
 sfiderò, vincerò catene e morte.
 
 Il fine dell’atto secondo